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RACCONTI

Nella sezione "Racconti", raccogliamo i passaggi dei libri più belli che la letteratura italiana e internazionale ci hanno regalato. Ci hanno fatto sognare, ci hanno fatto piangere, ci hanno fatto sospirare.
Condividiamo con voi i paragrafi che abbiamo sottolineato nei libri o che abbiamo mancato con un'orecchietta al bordo della pagina. Gli autori che hanno fatto la storia della letteratura animano le nostre pagine e vi fanno compagnia.

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Aveva lavato il sangue della falciatrice ma si era dimenticata della lama sottostante. Forse se ne sarebbe ricordata in seguito, ma Paul dubitava. Annie aveva la tendenza a dimenticare appena passato il momento cruciale. Rifletté allora che mente e falciatrice avevamo molto in comune: quel tanto che si vedeva sembrava a posto.

 

E lui, Montalbano, com'era? "Sugnu sulu stancu" fu la sdisolata risposta. Tempo avanti, aviva liggiuto il titolo, ma solo il titolo, di un saggio che faciva: Dio è stanco. Livia 'na volta gli aviva spiato, polemica: "Ma tu ti credi Dio?". Un dio di quarto ordine, un dio minore, aviva pinsatu allura. Po', negli anni, si era fatto pirsuasu che non era manco un dio dell'ultima fila, ma sulo un poviro puparo di 'na meschina opira di pupi. Un puparo che s'arrabbattava a fari funzionari la rappresentazioni come meglio putiva e sapiva.

 

Si era talmente abituato a quella stanchezza che addirittura vi trovava piacere, il piacere di chi ha abdicato, il piacere di chi, vedendo avvicinarsi l'ora decisiva, regola l'orologio indietro e dichiara: "Ancora è presto". Il piacere del sacrificio. Ma il sacrificio è completo solo quando si tiene nascosto. Renderlo visibile significa dichiarare continuamente: "Mi sacrifico", significa forzare gli altri a non dimenticarlo.

Credo che non ti amerei tanto se in te non ci fosse nulla da lamentare, nulla da rimpiangere. Io non amo la gente perfetta, quelli che non sono mai caduti, non hanno inciampato. La loro è una virtù spenta, di poco valore. A loro non si è svelata la bellezza della vita. È bene quando una persona contraddice le nostre aspettative, quando è diversa dall'immagine che ce ne siamo fatta.

Con lui avevo conosciuto quella felicità che non si deve ricercare, programmare, gestire; con lui era stato tutto regalo di un’empatia immediata benedetta/maledetta, di quelle affinità elettive che senti affiorare nei pensieri prima ancora che la cosa ti sembri appartenere, essere reale… di quelle emozioni che da ragazzina avevi provato guardando un film o dopo la lettura dell’ultimo romanzo d’amore. Perché lui era la felicità, senza di lui tutto era niente e niente assomigliava alla felicità.

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