Ma soprattutto la competizione era con me stesso, con il mio handicap. Una lotta continua che sembra sottintendere sacrificio, impegno, fatica, ostinazione. Che ho messo in abbondanza, certo, ma come sottoprodotti di una passione che in fondo è sinonimo di piacere, divertimento, entusiasmo, emozioni. Perché battersi per spostare i propri limiti è ciò che ci tiene vivi, che dà un senso in più all'esistenza; e l'handicap, avendo rimesso le cose indietro di brutto, è diventato anche una grande occasione per rimettersi al lavoro con la possibilità di ottenere ogni giorno grandi progressi, roba che dà sugo e voglia di rilanciare. Vivendolo così come fai definirlo sacrificio?
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