Guardai quella gamba che ballava nervosa, sfogatoio di tutte le sue ansie, di tutte le sue frustrazioni di ragazzo. Allungai un braccio, misi una mano su quella gamba, la tenni con forza. Rimasi a sentire quel muscolo che lentamente si quietava sotto la mia mano come una groppa domata. Mossi le dita, uno strofinio simile a una carezza. Sospirai forte, fino in fondo. Per dirgli qualcosa, non so cosa. Va bene, volevo dirgli, vedrai andrà bene per entrambi, cresceremo e un giorno saremo grandi e più sicuri di noi, assomiglieremo alla nostra gente, tu alla tua e io alla mia e soffriremo meno. Perchè è solo la giovinezza che mischia il mare, poi ognuno si ritirerà dalla sua parte. Ci separeremo amabilmente e un giorno ci rincontreremo con grosse manate sulle spalle, come due cugini alla lontana: come stai? Sto bene, lo vedi, non mi sono buttato dalla finestra. La mano di Costantino si posò sulla mia, la coprì. In quello stato di grazia, la sua mano sulla mia era già un corpo nudo.
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