Feci mille pazzie per lei,
la cercai, implorai, piansi,
passai le notti sotto le sue finestre,
vidi l'ombra di lei accanto all'ombra
di un uomo dietro le cortine,
seguii di notte la sua carrozza per le vie
e vidi il suo capo sull'omero di lui.
Ella mi ravvisò, e chiuse le imposte
o si tirò vivamente indietro,
o volse il capo dall'altra parte.
Sirena! maliarda!
che mi aveva inebriato coll'amore,
ed ora mi intossicava con la gelosia!
Le scrissi;
le scrissi umile, delirante, minaccioso.
Ella mi rimandò le mie lettere
con un sol motto:
“Una follia non si fa due volte
o diventa sciocchezza”.
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